La Cucina Italiana entra ufficialmente nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO, un traguardo che va oltre il gusto e oltre la gastronomia.
È un riconoscimento che riguarda l’identità profonda del nostro Paese: un insieme di gesti, tradizioni, storie familiari e saperi che da secoli definiscono ciò che siamo.
La cucina, in Italia, non è solo nutrimento: è cultura quotidiana, memoria viva, relazione, territorio. È una lingua condivisa da nord a sud, che varia nei dialetti ma parla sempre la stessa radice: la cura verso ciò che si prepara e ciò che si offre agli altri.
“La Cucina Italiana è Patrimonio dell’Umanità. Oggi l’Italia ha vinto ed è una festa che appartiene a tutti perché parla delle nostre radici, della nostra creatività e della nostra capacità di trasformare la tradizione in valore universale”.
Con queste parole, il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha celebrato una decisione storica.
Il riconoscimento UNESCO è infatti un atto collettivo, che valorizza il lavoro quotidiano di:
- famiglie che tramandano sapori e tecniche con amore;
- agricoltori che custodiscono la terra e le sue stagioni;
- produttori e artigiani che trasformano materie prime di qualità;
- ristoratori e chef che portano nel mondo l’autenticità italiana;
- intere comunità che hanno preservato gusti, gesti e riti conviviali.
“È la festa delle famiglie che tramandano sapori antichi, degli agricoltori che custodiscono la terra, dei produttori che lavorano con passione, dei ristoratori che portano nel mondo il valore autentico dell’Italia”, ha aggiunto il Ministro.
Un ringraziamento rivolto a tutti coloro che, attraverso il loro impegno quotidiano, rendono la cucina italiana un patrimonio vivo.
Il nuovo riconoscimento non è soltanto motivo di orgoglio, ma anche una responsabilità. Secondo il Ministro Lollobrigida, esso contribuirà a:
- accrescere la valorizzazione dei prodotti italiani;
- sostenere le filiere agroalimentari locali;
- salvaguardare territori e tradizioni;
- contrastare fenomeni di falso Made in Italy e Italian sounding;
- creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo economico.
La cucina italiana, infatti, rappresenta una rete di persone, luoghi e saperi che ha un impatto diretto sulla vita dei territori.
Valorizzarla significa anche proteggere la biodiversità agricola, la qualità delle materie prime, la conoscenza delle stagioni, la sostenibilità e la cultura del mangiar bene e consapevole.
Che cos’è il Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO?
Quando si parla di patrimonio UNESCO si pensa spesso a monumenti e luoghi fisici.
Ma il Patrimonio Culturale Immateriale appartiene a un’altra dimensione: quella delle tradizioni vive, delle conoscenze, dei gesti tramandati nel tempo.
Ne fanno parte:
- pratiche sociali,
- rituali,
- feste,
- arti e mestieri,
- tecniche tradizionali,
- espressioni orali,
- e tutto ciò che una comunità riconosce come parte fondamentale della propria identità.
La cucina italiana rientra perfettamente in questa definizione: non è un oggetto, ma un mondo fatto di relazioni, memoria condivisa e continuità generazionale.
Il lungo percorso della candidatura
La candidatura della Cucina Italiana è stata formalmente presentata il 23 marzo 2023 dal Ministero dell’Agricoltura insieme al Ministero della Cultura.
Un progetto complesso, che ha coinvolto:
- istituzioni nazionali e locali,
- realtà educative,
- associazioni di categoria,
- ristoratori, produttori e artigiani,
- comunità di praticanti da tutta Italia.
Il dossier non ha puntato a una singola ricetta, ma a un modello culturale condiviso, basato su:
- Convivialità: il pasto come momento sociale e comunitario.
- Consapevolezza delle materie prime: la scelta di ingredienti stagionali e territoriali.
- Trasmissione dei saperi: ricette, tecniche e gesti che passano da una generazione all’altra.
- Rispetto dei territori: biodiversità, tradizioni locali, paesaggi agricoli.
- Esperienze comunitarie: cucinare, preparare, raccogliere, coltivare insieme.
L’Italia ha presentato all’UNESCO una visione culturale ampia e profonda, che racconta la cucina come luogo di incontro tra memoria, creatività, sostenibilità e identità.
La “cucina degli affetti”: un patrimonio emotivo prima ancora che gastronomico
La cucina italiana è spesso chiamata la cucina degli affetti, perché non vive solo in un ricettario.
Vive nei gesti ripetuti con cura, nei profumi che ricordano l’infanzia, nei piatti della domenica, nelle torte preparate dai nonni, nella pasta fatta a mano in famiglia.
Ogni regione, ogni città, ogni paese custodisce una propria storia gastronomica, e ogni famiglia ne custodisce un frammento unico.
Questo riconoscimento UNESCO abbraccia proprio tutto questo:
- la memoria delle famiglie,
- l’identità dei territori,
- la creatività della cucina domestica,
- la sapienza tramandata nelle campagne,
- la relazione profonda tra persone e paesaggi.
È un patrimonio non solo culturale, ma emotivo. Un patrimonio caldo, umano, condiviso.
Un patrimonio universale che nasce da tradizioni locali
La Cucina Italiana è un caso unico al mondo: pur essendo profondamente radicata nei territori, parla a tutti.
Ogni piatto racconta una storia italiana, ma riesce a farsi comprendere ovunque.
È un ponte tra passato e presente, tra locale e globale, tra identità regionale e identità nazionale.
Il riconoscimento dell’UNESCO conferma che l’Italia è custode di una tradizione che ha saputo:
- evolversi senza perdere autenticità,
- innovare senza snaturarsi,
- farsi conoscere nel mondo mantenendo un legame forte con le proprie radici.
Una vittoria per la cultura italiana
La proclamazione della Cucina Italiana come Patrimonio dell’Umanità è molto più di una celebrazione gastronomica.
È un riconoscimento che parla dell’Italia come paese di cultura, di comunità, di biodiversità, di passione e di memoria.
Un patrimonio da proteggere, valorizzare e tramandare, affinché continui a vivere nelle famiglie, nei campi, nelle botteghe, nei ristoranti e nelle generazioni future.




