Tra il 1718 e il 1720 Vittorio Amedeo II, Duca di Savoia, ricevette il Regno di Sardegna in cambio del Regno di Sicilia.
Iniziò così l’amministrazione sabauda in Sardegna.
«L’avversione della Nazione Sarda contro i Piemontesi, cominciò da più di mezzo secolo, allorché cominciarono a riservare a sé tutti gli impieghi lucrosi, a violare i privilegi antichissimi concessi ai sardi dai Re d’Aragona, a promuovere alle migliori mitre soggetti di loro nazione lasciando ai nazionali solo i vescovadi di Ales, Bosa e Castelsardo, ossia Ampurias.
L’arroganza e lo sprezzo con cui i Piemontesi trattavano i Sardi chiamandoli pezzenti, lordi, vigliacchi e altri simili e irritanti epiteti e soprattutto l’usuale intercalare di Sardi molenti, vale a dire asinacci inaspriva giornalmente gli animi e a poco a poco li alienava da questa nazione»*
L’insofferenza verso il trattamento riservato ai Sardi dai Piemontesi che, per ordine reale, escludevano il popolo da qualunque partecipazione alla vita politica e attività in ambito amministrativo generò un tale malcontento tra la popolazione da diffondere in tutta l’isola sentimenti rivoluzionari.
Anche la concomitanza con gli eventi rivoluzionari francesi e i fermenti sorti in varie parti dell’Europa (come in Irlanda, Polonia, Belgio, Ungheria e Tirolo) contribuì ad accendere gli animi di un popolo già fin troppo oppresso.
Ciò che rese consapevoli i Sardi della situazione inaccettabile in cui vivevano fu rafforzata nel 1793, quando una flotta francese tentò di impadronirsi dell’isola lungo due linee, il Cagliaritano e l’altra nei pressi dell’Arcipelago della Maddalena, guidata dall’allora giovane ufficiale Napoleone Bonaparte, riparato in Francia continentale in seguito all’insurrezione paolina appoggiata dagli inglesi. I Sardi opposero però resistenza e, riuscendo a sventare tale piano, cominciò a montare nell’opinione pubblica un sentimento di rivalsa nei confronti della Corona sabauda per la difesa del Regno.
Chiesero di accedere alle cariche pubbliche, di creare un Consiglio di Stato a Cagliari e d istituire un Ministero per gli affari della Sardegna a Torino. E fu proprio il diniego opposto dal re, tramite il vicerè Balbiano, ad accendere la miccia che scatenò i moti rivoluzionari.
* Tommaso Napoli, Relazione ragionata della sollevazione di Cagliari e del Regno di Sardegna contro i Piemontesi